A Taxi with a View 

 Intenzioni di regia


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L’uomo ha sempre desiderato di attraversare le frontiere, spesso spinto dalla necessità della sopravvivenza, e questo ai giorni nostri sta diventando sempre più difficile.

Ryszard Kapuscinski ha scritto nel suo libro “Imperium”  “… the border is stress-fear, even, significantly more rarely: liberation.”

“A Taxi with a View” è stato girato a Gerusalemme e nei Territori Palestinesi confinanti.

I tassisti di Gerusalemme circolano in un area del mondo nel complesso poco più grande della mia regione e, se sono israeliani di origine araba, spesso trasportano i clienti anche nei Territori Palestinesi.

Il documentario descrive sia la situazione nell’area e la mancanza di libertà di movimento, attraverso le normali chiacchiere di tutti I giorni e la relazione tra il tassista e il suo cliente durante I viaggi tra Gerusalemme e I Territori, sia il tentativo da parte della gente comune di superare le barriere reali, politiche e psicologiche.

I discorsi coprono vari aspetti della vita, privati, come le loro origini, il lavoro, la famiglia fino a toccare argomenti legati alla situazione politica contingente.

Sono persone che, indipendentemente  dalle loro stesse convinzioni, sono pedine di un gioco che fanno fatica a comprendere. I divieti che cercano di aggirare, sono spesso fondati su barriere mentali, credenze e paure e non solo su regole scritte, in un area dove la paura e la diffidenza si sono materializzate nella costruzione di un muro con un percorso contorto e stravagante.

Il taxi diventa dunque un territorio “neutrale” d’incontro e il percorso del viaggio permette di vedere il paesaggio e il “fuori”.

Le storie dei protagonisti sono alternate con un intervista a Munther Fahmi, il proprietario palestinese della libreria nello storico Hotel American Colony in Gerusalemme, che cerca di spiegare, nel modo più semplice possibile, le difficoltà degli spostamenti dei residenti nella zona, in particolare dei palestinesi, in base al possesso dei diversi documenti di indentità.

Quello che mi ha colpito di più, oltre alla tristezza per lo stillicidio continuo della perdita di vite umane, in questo piccola area con una peculiarità unica per la densità di problematiche politiche, culturali e religiose, è l 'assurdo.


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